Il gettone telefonico rappresenta un oggetto ormai “obsoleto” da diversi anni, almeno 25 anni, dato che sono stati rimpiazzati dalle schede telefoniche; queste piccole forme metalliche rotonde hanno visto la loro “fine” con la scomparsa della lira, sostituita dall’euro all’inizio del nuovo secolo.
Tuttavia, molti gettoni sono diventati ancora più ambiti negli ultimi anni, con una diffusione più ampia e apprezzata degli esemplari, anche se non è sempre semplice stabilire una valutazione precisa di quelli che sono ormai pezzi storici, molto ricercati dai collezionisti, con valori che possono raggiungere anche decine di migliaia di euro.
In particolare, una tipologia di gettone è particolarmente amata e ricercata dagli appassionati, con un valore che può variare notevolmente, da poche centinaia di euro fino a cifre molto elevate. Qual è il gettone telefonico italiano più raro e ricercato, e quindi quello con il valore economico più alto?
L’importanza del gettone telefonico
Ideato come sostituto del denaro, il gettone ha mantenuto una forma concettualmente simile nel corso dei decenni, diventando una consuetudine nel XX secolo, per poi cadere rapidamente in disuso verso la fine del secolo scorso, sostituito da oggetti più pratici con la stessa funzione.
Lo “scopo” del gettone telefonico è stato subito chiaro: presentare un oggetto metallico senza valore nominale ed economico, quindi meno “allettante” per i furti di monete, ma con la stessa funzione, ovvero permettere di telefonare tramite i telefoni pubblici, che un tempo erano i principali mezzi di comunicazione.
Quelli a gettone, diffusi in modo limitato fino agli anni ’40 e poi in modo più ampio dagli anni ’50 in poi (periodo coincidente con la creazione delle prime cabine telefoniche), hanno visto una diffusione che è aumentata costantemente fino almeno alla prima metà degli anni ’90, anche se la loro produzione è terminata precisamente nel 1980.
Le “due generazioni” dei gettoni
Tuttavia, la dismissione in termini di utilizzo è avvenuta solo nel 2001, con l’ormai evidente progresso tecnologico già rappresentato dalle schede telefoniche e dalla sempre minore necessità della loro esistenza, causata anche dalla prima vera “esplosione” della telefonia mobile, diventata poi praticamente inarrestabile anche con internet, negli anni successivi, fino ad oggi.
Il gettone ha quindi avuto una “vita” molto più lunga delle schede telefoniche, paradossalmente più avanzate tecnologicamente, e la loro struttura, diventata rapidamente vintage, evidenzia al meglio quanto è cambiato il rapporto con la comunicazione a distanza nel corso di qualche decennio. Quali sono i gettoni telefonici più rari e ricercati?
Sicuramente non quelli che si trovano facilmente in vecchi mobili o cantine: la storia del gettone italiano è particolarmente ricca e può essere associata a due contesti storici ben precisi, intervallati dal periodo successivo alla seconda guerra mondiale: la prima risale agli inizi di questi oggetti specifici.
I primi gettoni
I più interessanti sono proprio i primi, che oggi possono avere quasi un secolo di vita. Il gettone è nato negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento, ma ha iniziato a diffondersi solo con la prima, timida, limitata diffusione dei telefoni nelle abitazioni più ricche o negli uffici, molto prima rispetto alle intere città . In Italia, la prima società a nascere è stata la Stipel nel 1924.
È stata anche la prima azienda di tipo para-statale a ideare i primi gettoni, pochi anni dopo, presentati durante la Fiera Campionaria di Milano nel 1927, l’antesignana dell’EXPO, per intenderci, dove le potenzialità di questa invenzione sono state messe in evidenza quasi 100 anni fa, in poche centinaia di unità utilizzabili per i telefoni della fiera.
Questi gettoni sono molto interessanti: creati in ottone o alpacca, dal colore tendente al bruno, e successivamente in zinco, presentano la dicitura STIPEL oltre al 1927, oltre al particolare “anno dell’era fascista” indicato in numeri romani; su uno dei lati è evidente anche una cornetta “antica” che rappresentava proprio l’apparecchio da accostare all’orecchio, diverso da quello creato successivamente.
Quanto valgono?
Sono questi quelli più interessanti e ricercati perché simboleggiano un primo tentativo di diffusione di questi oggetti; il valore medio si aggira intorno alle centinaia di euro, se in buono stato, fino a 500 euro per un pezzo tenuto alla perfezione. Un esemplare in zinco, riconoscibile tra quelli esposti e utilizzati o comunque presenti alla Fiera, può essere venduto all’asta anche per cifre molto alte.
Diverse valutazioni indicano cifre potenziali superiori ai 20.000 euro per un esemplare di fatto non circolato che, da oggetto di uso comune, è diventato un vero e proprio reperto storico o tecnologico. Dagli anni ’30 in poi sono stati realizzati molti altri esemplari, creati da altrettante società , operative in gruppi di regioni diverse.